Lottare o fuggire di fronte ad una determinata situazione, di fronte ad un problema, è una scelta a cui siamo costretti ogni giorno. Supponiamo di avere un problema con qualcuno, come rispondiamo? Con la lotta o con la fuga? A volte questa scelta ci si presenta come una vera e propria discussione che si tramuta in angoscia. Abbiamo di fronte a noi due diverse opzioni, da quale parte tendiamo?

Lottare contro un’altra persona, “accendendoci” e cercando il confronto oppure, invece, volendo evadere e scappare dal problema. Da che cosa dipende una o l’altra scelta? Questo dipende dalla forma in cui i nostri genitori tendevano a reagire quando nella nostra infanzia, non sapevano come comportarsi con noi in momenti intensi. Per esempio, quando non smettevamo di piangere dove spesso significava solo cercare la compagnia di qualcuno.

Lottare o fuggire dal problema: da cosa dipende

Se nostra madre o nostro padre, per dissolvere questo momento si confrontavano con noi quando eravamo agitati possibilmente agiremo da adulti in situazioni di confronto e quindi tenderemo ad affrontare a viso aperto il problema. Crediamo che dobbiamo “lottare” affinché per le nostre necessità.

Se invece, nostra madre o nostro padre, per dissolvere quel momento difficile, facevano finta di nulla, ci ignorava lasciandoci sullo sfondo, è probabile che da adulti, tendiamo a fuggire ed evadere dai conflitti.  Abbiamo creduto che non sono abbastanza importanti per difendere ed esporre le nostre necessità.

Cosa dice la neuropsicologia

Legandoci alla neuropsicologia, il sistema nervoso autonomo racchiude due rami. Il ramo simpatico e quello parasimpatico. Queste due reazioni che abbiamo accennato sono incluse nella prima, che corrisponde a quella di attivazione.

In realtà in certe occasioni, sono adatte queste risposte. Smettono di essere adatte quando non sappiamo scegliere diversamente dati i nostri blocchi interni. In questi casi la terapia ci sarà di aiuto per rivolgere le nostre risposte.

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