Teatro

Vincenzo Guarino è un attore napoletano e recita con la compagnia teatrale Arrassusì. Ci ha raccontato di essersi approcciato al teatro sin da piccolo, nonostante fosse caratterialmente timido ed introverso. Il teatro è un luogo dove ci si può scambiare idee, sottoforma di emozioni. Quando si assiste a uno spettacolo teatrale si crea una connessione fra gli attori e la platea. Vincenzo ce lo spiega citando una frase di Eduardo De Filippo: “il teatro è ciò che nella vita le persone recitano male”. Per lui il teatro è qualcosa di estremamente bello, sensazionale, è una forte emozione. Le sue parole sono state: “è qualcosa che senti dentro e non sai descrivere, è un batticuore, è quel momento prima di entrare in scena. Tutta l’emozione si concentra lì. Il motore che ti spinge è proprio quel momento, qualcosa si smuove e non capisci cos’è, ma ti dà la carica“.

Vincenzo, Arrassusì e l’amore che condividono per il teatro

Arrassusì

Arrassusì nasce come associazione culturale circa 15 anni fa, con cui Vincenzo condivide l’amore per il teatro, ma non solo. Sono compagni di lavoro e di vita. “Ho conosciuto Francesca a un corso di teatro. Chiese a me e altri ragazzi se volevamo fare parte della sua compagnia. Ricordo che mi disse: “ho scritto questa commedia, volete recitare?” Siamo andati casa di Sara, la regista. Abbiamo letto questo copione e poi l’abbiamo portato in scena. “Il mistero di zia Clorinda” è stata la prima commedia che abbiamo fatto insieme e per questo motivo ci sono molto affezionato. Arriviamo sempre stanchi allo spettacolo, ma è una stanchezza bella. Il teatro è dietro le quinte, io che faccio l’idiota, chi piange, chi ride, chi controlla gli oggetti di scena. Lì siamo tutto il teatro che esiste. Quello che vedete alla fine, lo spettacolo, è solo il finale di un percorso insieme, fatto di mille sfaccettature. Francesca è un’animo nobile, come tutti gli altri del resto”.

L’intervista all’attore Vincenzo Guarino

Vincenzo Guarino ci ha spiegato di essersi appassionato al teatro grazie ai grandi maestri in questo campo, come Massimo Troisi e Totò. Per lui sono stati un esempio e una motivazione. Ha seguito le loro orme, portando avanti ciò che hanno rappresentato per il mondo dell’arte. Le persone come Vincenzo sono la prova che il teatro vive ed è un mondo meraviglioso. Lui ha interpretato varie figure, affidategli da Francesca Forte, che lui ritiene bravissima nel saper captare e affidare loro i ruoli.

Ciao Vincenzo, come ti sei approcciato al teatro e cosa ti ha spinto a farlo? “Da ragazzo mi appassionai alla smorfia, a Totò e ai film di Troisi. Quest’ultimo metteva in scena sempre un personaggio timido ed introverso, come me. Questo mi ha spinto verso il teatro, perché non mi faceva sentire sbagliato. La prima volta che andai in scena, aprivo la bocca ma non mi usciva la voce. Poi pensai e mo arò e’ mett e’ man? In seguito, ho capito che potevo essere naturale. Avevo paura di essere giudicato e il teatro mi ha aiutato a riscattarmi. Quando mi chiedono perché faccio teatro non so rispondere. Hai presente quando chiedi a qualcuno, perché fai il prete? E dice: “Gesù mi ha ispirato”. A me invece, è stato Troisi. Io non so perché faccio teatro, ma so che devo farlo”.

In quale situazione della vita, ti senti meno te stesso che a teatro? “Nella vita spesso si indossano delle maschere. Ognuno di noi è nella condizione di dover assumere un ruolo. Io penso che riesci ad essere più te stesso a teatro, di quanto tu lo sia nella vita reale. Qui sei libero dalle maschere sociali. Per esempio, Nicolardi lo sento molto ed è stato il regalo più bello che Francesca potesse farmi. Posso vivere il suo tormento, anche perché il vissuto porta a sentire di più le emozioni e a sprigionare i sentimenti. A volte le persone si stupiscono quando dico che faccio teatro e mi chiedo, ma perché? Però, poi penso che è bello sorprendere”.

Troisi

“Sono sempre Vincenzo, sia nella vita che e a teatro”

C’è una caratteristica che è presente in ogni tuo personaggio? “Credo l’ingenuità. Il prete era quello buono e anche il colonnello. Poi Nicolardi, che è mosso da un grande amore verso questa donna, a cui la famiglia impedisce di sposarlo. Così, lui aspetta che il marito scelto per lei invecchia e muore, per poi sposarla. Una volta i miei amici mi hanno visto recitare la parte del prete e mi hanno detto che ero io, mentre facevo il prete. Ebbene sì, sono io in tutti i personaggi che recito. Sono sempre io, ma cambia quello che rappresento. Spero solo che non mi chiedono mai di ballare in scena. Certo lo farei solo se me lo chiedesse Francesca“.

Qual è stato il tuo compromesso più grande? “Non fare l’attore come professione. Alla fine, però, è bello fare teatro anche così, perché lo sento di più. Non è legato a una necessità di guadagno, quindi sento di potermi esprimere totalmente. Consiglierei sempre di provare il teatro”.

Se potessi dire qualcosa a chi non si è mai approcciato al teatro, cosa gli diresti? “Il teatro aiuta a prendere consapevolezza di e delle proprie emozioni. Ognuno ha una storia che il teatro è capace di raccontare. Funge da terapia e ti permette di riscoprire té stesso. Forse, però, a questa domanda risponderei semplicemente, hai mai amato”?

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