La raccolta differenziata è un processo che stenta a decollare a Napoli per una grande varietà di fattori a partire dal comune che non mette a disposizione strumenti adatti fino alla gestione della raccolta ed all’inciviltà dei cittadini. Tra i problemi più grandi della raccolta differenziata c’è quello dello smaltimento dell’olio esausto. A Napoli ci sono pochissimi punti di raccolta. Tra le prime 3 città italiane per numero di abitanti è quella con il più basso numero di tali punti.

La raccolta differenziata, in particolare quella dello smaltimento dell’olio esausto provoca un inquinamento ambientale di grande impatto. L’olio alimentare esausto non è infatti biodegradabile e danneggia pesantemente l’ambiente. Basti pensare che per ogni litro di olio esausto si inquina 1 milione di litri d’acqua. La maggior parte delle persone getta quindi olio esausto nel lavandino o in bagno. Ne consegue uno scarico che giunge fino alla rete fognaria e arriva quindi al suolo immettendosi in mare. Se la rete fognaria però dispone di un impianto di depurazione allora l’olio non sarà più contaminato, in questo caso però ci sarà un grave danno economico per i cittadini a causa del costo di trattamento delle acque reflue.

Raccolta olio esausto Napoli: possibili danni

Se gettato nel lavandino o nel bagno, l’olio per alimenti proveniente dalla frittura può creare consistenti danni ambientali perché giunge fino agli scarichi della rete fognaria e senza impianti di depurazione arriva direttamente al suolo, si immette nei corsi d’acqua, in mare o contamina le falde acquifere. Quando la rete fognaria dispone, invece, di un impianto di depurazione non si ha un impatto ambientale ma un ingente danno economico per i cittadini, in quanto aumenta il costo di trattamento delle acque reflue, ovvero le acque di scarico utilizzate ad uso domestico.

E se proprio non vi basta pensare all’ambiente pensate che eliminare l’olio esausto in casa provoca danni anche idraulici deteriorando le tubature dell’appartamento e costringendovi quindi a far intervenire un idraulico. Anche in questo caso, a pagarne le conseguenze saranno le stesse persone che hanno smaltito malamente l’olio esausto.

I dati

Napoli e la Campania stanno facendo dei passi in avanti nella gestione della raccolta differenziata. I dati parlano chiaro, secondo l’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, si è passati da una percentuale di 17,48 del 2010 al 34,45% del 2020. I dati sono quindi molto incoraggianti ma ben lontani dalle regioni settentrionali.

Stilando un rapporto per confrontare Napoli alle altre città italiane con numero di abitanti maggiore, in ordine Roma, Milano e Napoli, si nota una grave carenza nei punti raccolta di olio esausto. La capitale vanta 46 punti raccolta; Milano ne conta 38; Napoli invece solo 14.

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