“Il miracolo di zia Clorinda”, Arrassusi torna a teatro con una nuova commedia: intervista alla sceneggiatrice Francesca Forte

Dopo oltre due anni, a causa della pandemia, la compagnia Arrassusi torna in scena con uno spettacolo inedito “Il miracolo di zia Clorinda”. Si tratta di una commedia ricca di gag ma anche di tanti spunti interessanti di riflessione.

Lo spettacolo andrà in scena nel prossimo week end in un doppio appuntamento. Sabato 23 aprile alle 20:30 ci sarà la prima, la replica è prevista invece per domenica 24 alle 19. Un doppio appuntamento davvero imperdibile per staccare la spina dalla solita routine quotidiana ed immergersi nel magico mondo del teatro, sempre ricco di magia e di emozione.

La sceneggiatrice Francesca Forte ci ha raggiunto ai nostri microfoni. Di seguito l’intervista.

Salve Francesca, sabato 23 aprile ci sarà la prima de “Il miracolo di zia Clorinda”, puoi svelarci qualche tratto della trama?
“Lo spettacolo è ambientato in un paese in provincia di Caserta, a Rocchetta e Croce. Gli abitanti del villaggio attendono la fine dei lavori di ristrutturazione della chiesa della Madonna della Neve per poter organizzare una grande festa e sperare accorrano tanti turisti, ma l’arrivo inaspettato di due sorelle da Napoli romperà tutti gli equilibri e la routine alla quale sono abituati. È una commedia brillante, ricca di gag, equivoci, ma anche di momenti di riflessione sulla società in cui viviamo.

Si tratta del vostro ritorno sulla scena dopo il delicato periodo di pandemia, quanto vi è mancato il palco ed il pubblico?
“Moltissimo. E non vediamo l’ora di tornare sulle tavole del palcoscenico, ma soprattutto di sentire il pubblico, guardare la sala piena, sentirli ridere, trasportarli con noi in questa storia. La pandemia ha avuto un forte impatto sulla nostra vita, sulla socialità e i teatri ne hanno risentito tanto. Tornare a riprendere le nostre attività nel tempo libero è molto importante. Credo che psicologicamente siamo tutti abbastanza provati e siamo stati messi a dura prova in questi due anni.

La gente ha bisogno di ridere e voi siete una vera sicurezza in questo campo, qual è il vostro segreto?
“Io credo sia la naturalezza e la semplicità che portiamo sul palcoscenico. Le situazioni che mostriamo in scena sono surreali, a volte al limite dell’assurdo, ma spesso rappresentano ciò che viviamo quotidianamente. Viene usata la metafora dell’assurdo per raccontare qualcosa di vero e il pubblico si rivede e soprattutto per questo, si diverte.

Ci racconti la storia della compagnia Arrassusi?
Arrassusi è nata nel 2006 da un’idea mia e di Sara Testa che è la regista, abbiamo sempre portato in scena testi inediti scritti da me con grande passione e umiltà. Arrassusi è un termine che richiama l’esclamazione della lingua napoletana “arrassusia” ovvero “che non accada mai”. La parola si utilizza per esprimere il desiderio che un evento negativo non si verifichi. La magia del teatro fa si che ciò non accada, perché tutto è positivo e ogni situazione può ribaltarsi. Da quando è nata la compagnia abbiamo portato i nostri spettacoli in giro per la Campania e ciò ci ha permesso di condividere delle bellissime esperienze con tanti artisti e con tanti colleghi di altre compagnie.

Cosa vedi nel futuro del teatro amatoriale con particolare riferimento al panorama napoletano?
“Penso che spesso il termine amatoriale venga utilizzato in maniera dispregiativa e si tende sempre a fare una differenza tra chi è amatoriale e chi è professionista. L’attore amatoriale impiega quasi tutto il tempo libero che ha a disposizione per portare a termine il proprio progetto e mette a disposizione le sue capacità attoriali spesso senza ottenere una retribuzione. Il panorama napoletano è formato da tantissime compagnie e da tantissime attrici, attori, registi e autori che non hanno nulla da invidiare ai cosiddetti professionisti.

Sono quelli che fanno poi effettivamente più fatica a realizzare uno spettacolo perché spesso alle spalle non ci sono produzioni. Tutto è basato sulle proprie possibilità e per questo forse il pubblico riesce ad apprezzarli e apprezzarci ancora di più. Dietro ogni singolo spettacolo c’è un grande lavoro, un impiego di energie e di tempo: dalla  costruzione e montaggio delle scenografie, dalla ricerca e l’acquisto degli oggetti di scena e di costumi. Insomma secondo me il mondo amatoriale è il fiore all’occhiello del panorama napoletano perché è in grado di costruire uno spettacolo da zero.

Una chiosa sul teatro in generale. Quali sono i benefici di questa arte e quale consiglio senti di dare a chi si avvicina per la prima volta a questo mondo?
Quando sali sul palco accade qualcosa di meraviglioso. Si spengono le luci in sala, si accendono quelle sul palco e la connessione che si crea con lo spettatore ti permette di vivere un’esperienza unica da entrambe le parti. Chi sceglie di avvicinarsi a questo mondo deve essere consapevole che non sempre sarà tutto facile, che l’impegno che serve è tanto, ma che alla fine ciò che si riceve in cambio è qualcosa di impagabile e non ha prezzo. Il teatro, oggi come non mai, ha bisogno di tornare a vivere ed essere vissuto, anche dal pubblico che non è abituato ad andarci  e avrebbe bisogno per qualche ora di essere “offline” e di allontanarsi da quella che viene considerata oggi l’arte diffusa sui vari social.

Spesso, lo spettatore che viene a vederci al termine dello spettacolo ci dice “non me l’aspettavo” perché ancora oggi una serata a teatro è considerata come qualcosa di impegnativo, troppo seria e noiosa. Per questo motivo dico sempre che il teatro è coccose c’assumiglia all’ammore. Perché alla fine di una bella serata a teatro questo ti rimane: ll’ammore e la consapevolezza che hai vissuto qualcosa di magico.

Info

Quando– Sabato 23 aprile ore 20:30/Domenica 24 aprile ore 19:00
Dove Teatro De Rosa, via Lupoli, 60, Frattamaggiore (NA)
Prezzo – 10 euro

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