Napoli – Inizialmente le donne fungevano più da collante con la quale le famiglia di camorra valorizzavano il legame del clan. Grazie a questi rapporti le donne partecipano pian piano ad una vera e propria scalata sociale che nel tempo le hanno consentito di gestire alcuni affari. 

Si tratta di un universo in continua evoluzione quello femminile in tale ambiente. Il loro ruolo principale, agli albori, era quello di educare i figli alla mafia, alla camorra, incoraggiandoli alla vendetta, oltre ovviamene al ruolo più stereotipato in generale della procreazione.

Un punto di svolta lo si può assumere nel 1968, anno delle rivoluzioni studentesche ma anche anno di forti segnali dell’emancipazione femminile. In questo periodo iniziano ad emergere le donne definite come le “capesse“. Con l’arrivo degli anni ’70 poi le cose cambiano sul territorio campano grazie all’ampliamento dei traffici illegali. Serviva nuova manodopera, ovviamente i clan necessitavano di persone di fiducia, ed ecco che il gentil sesso inizia ad emergere anche all’interno della camorra. Cosa che invece non accade in Sicilia con la mafia.

Pupetta Maresca

Assunta Maresca, detta Pupetta, è classificata come una delle prime donne di camorra. Figlia del boss di Castellammare, appartenente alla famiglia dei “Lampetielli“, Pupetta cresce in un ambiente pericoloso. Maresca è però baciata dalla fortuna. Dalla sua parte ha una bellezza senza eguali e ciò le ha valso anche alcuni riconoscimenti sul territorio. Bellezza che però si trasforma in un’arma a doppio taglio attirando le attenzioni di Pasquale Simonetti, meglio conosciuto come Pascalone ‘e Nola, uno dei primi boss del dopoguerra. I due convolarono a nozze nel 1955. 

Pascalone però in seguito ad alcune dispute con il clan rimase ucciso in un agguato e a Pupetta toccò l’arduo compito di vendicarlo. Vendetta e omicidio la resero una delle donne più pericolose del 900. I tempi erano però ancora prematuri per una scalata di potere e non riuscì mai a diventare boss nonostante la folta collaborazione con altri clan per spodestare la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.

Rosetta Cutolo

Siamo negli anni ’70 e Pupetta Maresca aveva lanciato un chiaro segnale che anche le donne potessero avere un ruolo importante all’interno del clan. Rosetta Cutolo per certi versi è la sua grande erede. Una donna che a differenza di Assunta è riuscita a scalare le gerarchie, forte del legame con Raffaele Cutolo. Rosetta è infatti la sorella del boss di Ottaviano. Ha avuto un ruolo cruciale durante tutta l’esistenza della NCO. 

O’ Professore Vesuviano ha trascorso praticamente tutta la vita in carcere, da lì gestiva i suoi affari. Il suo tramite era proprio la sorella di cui si fidava ciecamente e con cui aveva un rapporto speciale. Per certi versi si può dire quindi che Rosetta Cutolo sia stata a tutti gli effetti il vero capo dell’organizzazione. Un’assoluta novità. Rosetta diviene quindi il punto di riferimento. All’esterno della sua villa di Ottaviano c’era sempre una lunga fila di gente intenta ad avere un colloquio con lei. Agisce nel silenzio in quel che diventa un nuovo tipo di fare camorra, lontano da occhi indiscreti e che ha agganci in politica.

Donne di camorra nell’era post cutoliana

La caduta di Raffaele Cutolo ha lasciato l’eredità non nelle mani di un solo clan, bensì di una molteplicità di nuove famiglie camorriste. Uno scenario in cui ben si piazzano anche le donne rivoluzionarie.

Teresa De Luca Bossa – Meglio conosciuta come Lady Camorra. Una delle poche donne ad essere condannate al 41bis per i suoi traffici e per la sua incredibile sete di violenza.

Maria Licciardi – Appartenente al potete clan Licciardi e affiliata al clan Giuliano di Secondigliano, uno dei più temuti. Maria rispetto ad altre donne è stata proprio la prima a detenere lo scettro del potere in maniera ufficiale. Le sue abilità le valsero l’onere della corona a discapito dei suoi due fratelli. 

Antonella Madonna – Con tale donna giungiamo all’epoca moderna, quella dell’ultimo decennio. Definita la seconda Lady Camorra dopo Teresa De Luca Bossa, guida il clan Ascione-Papale. Un potere nato dapprima per l’assenze del marito, Dantese, dovuta al carcere. I contatti con la prigione però si ridussero drasticamente e lei portò praticamente avanti tutto da sola. Non solo i traffici come Rosetta Cutolo ma inviava anche vere e proprie squadriglie punitive. Una donna sicura di sè, senza freni e senza limiti che rompe tutti gli schemi canonici del mondo camorristico.

Donne di camorra: da procreatrici a Boss

Questo breve excursus lascia intendere quanto sia cambiato il ruolo della donna all’interno dei più feroci clan di Napoli e della Campania. Inizialmente avevano un ruolo del tutto marginale. Quello della procreazione e dell’educazione dei figli. Un ruolo che però pian piano è iniziato a stare stretto ed è stato motivo di una scalata gerarchica. Ad oggi non esiste nessuna differenza tra uomo e donna all’interno della camorra. Parliamo indistintamente di boss al maschile ed al femminile.

Fonte: Francesco Barbagallo, “Storia della camorra”, Editori Laterza.

About The Author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *