In questo nefasto giorno si commemora proprio il Giorno della Memoria. Era il 27 gennaio del 1945 quando i deportati di Auschwitz furono liberati dall’Armata Rossa dopo il lungo tunnel dell’orrore della Germania Nazista. Una data simbolica che resterà per sempre nella storia. Ciò che è successo in quegli anni non deve mai essere cancellato affinché tutti possano ricordare come l’uomo abbia calpestato la dignità dei propri simili. Come scrisse Anna Frank nel suo diario: “Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”.
In effetti dal termine della Seconda Guerra Mondiale l’ordine delle cose, in Europa e nel Mondo, sono cambiate radicalmente. Si è lasciato spazio alla Democrazia, alla Repubblica, ai diritti per le persone, per i bambini e per la libertà di tutti. Un diritto che oggi ci appare alquanto scontato, anche se non in tutto il mondo c’è questa visione occidentale, ma non è sempre stato così. Gli Ebrei più di tutti e con loro tante altre categorie o gruppi di persone, hanno vissuto sulla propria pelle l’atto più orrendo dell’intera storia mondiale. La parola vivere non era altro che un verbo senza significato, ciò che contava era solo sopravvivere. Sopravvivere in un modo becero e barbaro, soprattutto per coloro che hanno vissuto anche per un solo giorno ad Auschwitz. Dormire in 3 o 4 persone in quel loculo che non può essere definito un letto. Mangiare un tozzo di pane con una brodaglia, l’igiene ridotto all’osso, il fisico che non poteva più reggere quei freddi inverni polacchi.
Giorno della Memoria, il ricordo di ciò che accadde
Nei campi di concentramento di Auschwitz il lavoro e la fame non erano le uniche preoccupazioni. Ciò che più era temuto era ovviamente la camera a gas con il conseguente forno crematorio. C’era chi lottava con le unghie e con i denti pur di non finire in quelle camere ma c’era anche chi non poteva più sopportare simili condizioni di vita e si lasciava andare nella speranza proprio di essere portato in quella stanza maledetta per farla finita una volta per tutte.
Sono trascorsi 78 anni dalla liberazione dei deportati di Auschwitz e tutti conosciamo questo capitolo nero della storia ma non bisogna mai andare avanti senza prima aver guardato indietro ed è questo ciò che dobbiamo tenere a mente nel Giorno della Memoria. Questi sono, presumibilmente, gli ultimi anni in cui potremmo avere testimonianze dirette di ciò che accadde durante la Seconda Guerra Mondiale, oggi più che mai bisogna tenere vivido quel ricordo e far si che il tutto venga ricordato anche quando nessuno di loro sarà più in vita