Foto: il mattino

La frase di Geolier, “Studiart! è meglio un libro di una pistola“, pronunciata durante il suo incontro con gli studenti agli scavi di Pompei, rappresenta un messaggio potente e significativo, soprattutto considerando il contesto da cui il rapper proviene.

Geolier, artista di spicco nella scena rap napoletana, proviene da una realtà in cui la marginalità sociale e la violenza possono essere esperienze quotidiane per molti giovani. La sua affermazione sottolinea la rilevanza dell’istruzione come mezzo di emancipazione e crescita personale, rispetto a percorsi di vita segnati dalla violenza o dalla criminalità. Il parallelo tra un libro e una pistola è particolarmente forte, perché evidenzia una scelta di vita: il libro, simbolo di conoscenza e possibilità, contro la pistola, simbolo di distruzione e conflitto.

Foto di Valeria D’Agostino

Geolier ha il potere di parlare direttamente ai giovani, molti dei quali possono identificarsi con le sue esperienze o con il contesto di difficoltà che descrivere nelle sue canzoni. Quando un rapper che ha vissuto in prima persona certe difficoltà e le racconta nei suoi testi invita alla riflessione e all’importanza dello studio, il messaggio ha un impatto ancora più incisivo. L’invito a scegliere il libro, quindi la cultura, come strumento di riscatto personale e sociale, è una dichiarazione di fiducia nel potere trasformativo dell’educazione.

L’intervento di Geolier agli Scavi di Pompei

L’incontro avvenuto in un luogo di enorme valore storico e culturale come gli scavi di Pompei aggiunge ulteriore peso alle sue parole. Pompei è un simbolo del patrimonio culturale mondiale, un luogo dove il passato rivive e può insegnare lezioni sul presente e sul futuro. Il fatto che un artista come Geolier, legato alle periferie e al linguaggio contemporaneo del rap, ha scelto un contesto di così alto valore simbolico per trasmettere un messaggio di speranza e responsabilità è di per sé un forte segnale di connessione tra cultura popolare e cultura

La frase di Geolier non è solo un appello alla responsabilità individuale, ma anche un invito a riflettere sulle possibilità che lo studio e la cultura possono offrire. Ciò specialmente in un contesto come quello partenopeo.

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