Finita sotto sequestro la Pizzeria dal Presidente, famosa tra napoletani e turisti in cerca della pizza migliore, in via dei Tribunali. Cinque persone in manette. Due di loro, l’amministratore della società che gestiva la pizzeria e sua moglie, sono in carcere. Altri tre agli arresti domiciliari. L’accusa è di riciclaggio e finanziamento delle attività del clan Contini. La pizzeria rimane aperta, per salvaguardare l’attività e l’occupazione dei dipendenti, ma in gestione controllata.
Il locale fu aperto dal pizzaiolo che offrì la pizza a Bill Clinton durante il G7 del 1994, ma successivamente è passata nelle mani della società di Massimiliano Di Caprio. Ora, secondo le indagini di Procura di Napoli, Polizia di Stato e Guardia di Finanza, questa società sarebbe direttamente collegata al clan Contini.
Ieri i primi interrogatori, i cosiddetti interrogatori di garanzia, per i cinque indagati, arrestati martedì. Tra loro appunto Massimiliano Di Caprio e la moglie Deborah Capasso, il primo è di fatto il gestore della Pizzeria dal Presidente intestata alla donna e amministratore della società che la gestisce. Entrambi sono in carcere in attesa del processo.
Pizzeria dal Presidente: gli arrestati e le accuse
Il terzo indagato che si trova ora in carcere è Vincenzo Capozzoli, cognato di Di Caprio. Capozzoli sarebbe elemento di spicco del clan Contini ed era già stato in carcere. Ai domiciliari, invece, sono finiti la commercialista di 62 anni e un poliziotto di cui ancora non conosciamo l’identità. I reati contestati sono il trasferimento fraudolento di valori e l’autoriciclaggio. I reati sono aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare la camorra, in particolare il clan Contini. Oltre alla famosa pizzeria di via dei Tribunali la Procura ha sequestrato beni per un valore complessivo di 3.5 milioni di euro, tra cui 7 immobili, orologi di lusso, quote sociali e 375mila euro in contanti.
DiCaprio, Deborah Capasso e il poliziotto, di cui non abbiamo ancora il nome, sono difesi dall’avvocato Fabio Visco. Presumibilmente la difesa punterà sui precedenti penali di Di Caprio, che ha espiato l’ultima pena circa 20 anni fa e da allora non è stato più coinvolto in nessun procedimento penale. La difesa dovrà poi fare chiarezza sulla situazione patrimoniale dell’uomo. la Guardia di Finanza aveva infatti evidenziato una sproporzione tra i suoi redditi e l’effettiva disponibilità economica.
Massimiliano Di Caprio, prima delle indagini, si era già fatto conoscere per alcune uscite violente e omofobe sui social. Nel 2022 nelle sue storie su Instagram definì i gay “pervertiti infelici”, in uno sfogo molto violento per cui poi si scusò. Ora è emersa un’altra storia nel corso delle intercettazioni, secondo la quale Di Caprio avrebbe pestato più volte il titolare di un’agenzia di viaggi, costringendolo a chiudere, senza che questi sporgesse denuncia. Così ne parla la moglie Deborah Capasso in una telefonata alla commercialista arrestata. Il Fatto Quotidiano ha riportato il contenuto della conversazione. “Comunque Massimo non si stanca mai di fare le cattiverie” dice la moglie “però poi lui le cattiverie non le vuole da nessuno. Pure con l’agenzia di viaggi qua fuori di quel ragazzo… è normale che ha chiuso, quello andò a minacciarlo… scusate quello è un buon ragazzo, quello lavora onestamente e andava a picchiarlo ogni tanto”.