Foto di Stefano Colasurdo

Il Parco dei Quartieri Spagnoli sempre più nell’occhio del ciclone con le proteste che aumentano a causa della totale assenza di punti di raccolta per il terremoto. Il Parco infatti è stato indicato come punto di attesa nella, speriamo lontana, eventualità di una nuova potente scossa.

Oltre ad aver perso uno spazio verde importante, l’unico in tutti i Quartieri Spagnoli, si aggiunge quindi il problema relativo al rischio sismico. La cosa più grave è che fino a questo momento non ci sono state dichiarazioni alcune per una data di riapertura. I quartierani vivono nell’oblio e le autorità devono solo sperare che non accada nulla di irreparabile altrimenti la colpa sarebbe soltanto loro.

Parco Quartieri Spagnoli come punto di attesa per il terremoto

Pochi sapevano, fino a qualche giorno fa, che il Parco dell’ex Ospedale Militare rientra tra le aree di attesa della Protezione Civile. In caso di terremoto o altra calamità, il sito è stato individuato come un luogo sicuro per la prima accoglienza della popolazione. Questo significa che la chiusura del parco non solo toglie ai residenti un prezioso spazio verde, ma complica anche eventuali operazioni di emergenza.

Il parco dei Quartieri Spagnoli, con la sua estensione e la sua posizione strategica, sarebbe stato un rifugio ideale in caso di evacuazione per il terremoto. Ma con i cancelli sbarrati, dove dovrebbero andare gli abitanti dei Quartieri Spagnoli in caso di scossa?

Le proteste

Intanto, le proteste continuano. Gli striscioni affissi all’ingresso del parco parlano chiaro: “Il parco deve riaprire subito”, “Napoli ha bisogno di spazi verdi, non di cancelli chiusi”. E ora, con la consapevolezza del suo ruolo nel piano di protezione civile, le richieste si fanno ancora più pressanti.

Un rischio da non sottovalutare

I quartierani si trovano quindi a vivere una doppia privazione. Da un lato la mancanza di un’area di svago, dall’altro il rischio di non avere un punto di raccolta sicuro in caso di sisma. Se la chiusura del parco era già percepita come un problema, ora assume i contorni di una questione di sicurezza pubblica.

Si attendono risposte dal Comune e dalla Protezione Civile. L’augurio è che, almeno per le emergenze, venga trovata una soluzione alternativa che garantisca ai cittadini un punto di riferimento in caso di necessità. Per ora, il parco resta chiuso, e con esso anche una parte della sicurezza di Napoli.

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