Oggi pomeriggio, alle ore 16, si terranno i funerali di Santo Romano, il giovane 19enne ucciso a San Sebastiano Vesuviano la scorsa settimana, ci sarà anche Daniela Di Maggio, la mamma di un’altra vittima innocente, Giogiò, Giovanbattista Cutolo. Le esequie avranno luogo presso la chiesa di Santa Maria delle Cinque Piane a Casoria.
Funerali Santo: le parole della mamma di Giogiò
Queste le parole di Daniela Di Maggio, mamma di Giogiò, a Adnkronos: “Non sono andata al presidio, non me la sentivo, è troppo pesante. Questa storia è devastante. C’è un video dei bambini di Barra, quando è stata dedicata a GiòGiò una stanza del teatro a Barra, che si intitola ‘chi ha osato sporcare le mie sneaker bianche’. In questo rap c’è proprio la sintesi della morte infame per una scarpa. Per un becero materialismo, di un ragazzo che fa da paciere come Giogiò e come Santo. E’ tutto assurdo, io sono scossa, sto malissimo.
‘Dal giorno dopo che è morto mio figlio io l’ho detto a gran voce: ‘attenzione, noi moriremo per mano di bambini’. Per questo mi sono battuta per fare la legge Giovanbattista Cutolo. Per togliere la messa alla prova. Il killer di mio figlio, 14 anni, aveva già fatto un tentato omicidio, era stato messo alla prova e appena era finita ha ucciso GiòGiò. Il killer di Santo è stato dimesso a maggio dal carcere. Dopo una serie di sconti di pena“.
“In carcere non c’è riabilitazione”
“Dobbiamo capire che in queste carceri – prosegue la mamma di Giogiò a proposito dell’omicidio di Santo Romano – non c’è la riabilitazione ma c’è solo il premio. Perché se veramente ci fossero dei percorsi riabilitativi nelle carceri minorili questi ragazzi una volta usciti avrebbero delle coscienze nuove, invece escono ancora più carichi perché il carcere minorile è diventato premiale: hanno le playstation, fanno corsi di pizza, addirittura fanno le cravatte di Marinella. Ma stiamo scherzando, mio figlio sta in un barattolo e anche Santo finirà come polvere in un barattolo se decideranno di cremarlo e questi non si fanno neanche dieci anni di carcere.
Se un minore compie un omicidio efferato deve essere giudicato come un adulto. Abbiamo uno stile gomorroide ormai radicato in questi ragazzini perché bassi livelli di cultura e di educazione creano ragazzi violenti, arrabbiati. La soluzione? Appena si intercettano queste situazioni, non a 17 anni ma prima, vanno tolti ai genitori perché l’humus familiare è deleterio. L’intervento va fatto sulle famiglie. Sono indignata perché le soluzioni ci sono. Fino a quando il carcere non sarà rieducativo ma premiale avremo un’inondazione di bambini con le pistole che ci uccideranno”.