I Quartieri Spagnoli sono una palestra di vita, un contesto difficile da dove però sempre più spesso emergono giovani di belle speranze, uno di questi è il cantante Antonio Brandi, in arte Colibree, che ci ha gentilmente concesso un’intervista.
Antonio Brandi ama la musica, fa parte del suo essere. Lo ha accompagnato durante le sue permanenze lontano dalla sua città, dalla nostra città. Ha fatto tesoro dei brani che ascoltava e ha sviluppato un proprio stile. Non ama identificarsi con un genere di musica ben preciso, tutto ciò che vuole è la libertà di potersi esprimere, di raccontare chi è e farlo a modo suo, attraverso la musica. Vi invitiamo ad ascoltare una delle sue migliori canzoni, “23 secondi”, cliccando qui. Una vera e propria chicca.
Intervista Colibree (Antonio Brandi)
Ciao Antonio, raccontaci di te, come ti sei avvicinato alla musica?
“Non credo ci sia stato un momento preciso in cui mi sia avvicinato alla musica. È sempre stata parte di me inconsciamente. Ho sempre avuto voglia di imitare le persone che ascoltavo. Consciamente invece ho deciso di iniziare a fare musica quando mi sono reso conto che anche io potevo esprimere un messaggio o esporre un mio stato d’animo.”
Qual è il brano a cui sei più legato e perché?
“Il brano a cui sono più legato è “23 secondi” perché quando l’ho scritto mi trovavo in un brutto periodo. Pensavo che chi ero fosse definito dalle cose fatte in passato, belle o brutte che siano state ma io non mi sentivo di appartenere all’immagine che mostravo di me. La cosa che mi ha fatto capire che io non sono quella persona è il fatto che mi sono innamorato di nuovo o quanto meno il fatto di aver provato amore verso un’altra persona e di conseguenza verso me stesso“.
Il tuo è un rap melodico, quasi pop, in stile Tommaso Paradiso, ti ci ritrovi in questa affermazione?
“Penso che in ogni pezzo inciso ho cercato di avere una view totalmente differente rispetto al pezzo precedente perché non volevo identificarmi in uno stile musicale ben definito perché a me piace la musica in generale”.
Ti ispiri a qualche cantante in particolare?
“Mi piace molto variare ma su tutti ascolto artisti come lo stesso Tommaso Paradiso o Rocco Hunt che rispecchiano in parte chi sono perché ho appreso la musica, ed ho imparato ad amarla, ascoltando questo tipo di artisti”.
Sei nato e cresciuto ai Quartieri Spagnoli, quanto ha influito il contesto nella tua crescita personale e musicale?
“Sono nato e cresciuto ai Quartieri Spagnoli però ho viaggiato molto nella mia vita. Posso dire quindi che molte influenze possono sembrare dei Quartieri Spagnoli o di Napoli centro ma ci tengo a sottolineare che in ogni contesto in cui ho vissuto ho ritrovato sempre qualcosa in più. Certamente non posso negare il mio essere napoletano. Mi andavo sempre a cercare la situazione ed il mood che mi riportava ad esserlo. Ho sempre cercato di vivere la napoletanità nonostante sia stato spesso lontano dalla mia città“.
Puoi svelarci i prossimi progetti in cantiere?
“Il progetto futuro, anche se a lungo termine, è di riuscire a vivere di musica“.
Lascia i nostri lettori con una frase che ti rappresenta
“Parlo poco e se lo faccio lo faccio nelle canzoni”. È l’unico momento in cui mi sento di non dover dimostrare niente a nessuno. Di dover essere sincero con me stesso e con il foglio bianco che non mi chiede altro che essere riempito”.
Grazie per l’intervista concessa ed in bocca al lupo per tutto.