Venerdì 17 e sabato 18 maggio ore 20.30, la Sala Assoli ai Quartieri Spagnoli ospita “Un Due Tre Stella!”, azione scenica con cinematografo di Deborah Farina. Il cast è composto da Luciano Barbarisi, Enrico De Notaris, Adolfo Ferraro e con Renato De Rienzo, Lino Vairetti e Mario Coppeto.
Il film, si avvale della speciale partecipazione di Enzo Moscato nel ruolo del Tempo ed è prodotto da BarDeFé Teatro, SelfMade Film e Afrakà. Tre personaggi surreali entrano magicamente nei fotogrammi di un film che viene proiettato sul fondo: i tre anziani, raggiunti da un misterioso messaggio, proseguono insieme il cammino, seguendo una stella e andando alla ricerca di una grotta con un bambino appena nato. I tre perdono tempo, seguono stelle sbagliate, si intrattengono in giochi infantili. La piccola Odissea condurrà ad un divertente fallimento che culmina con la scoperta del dio già morto. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti. Info e prenotazioni: 345 467 9142 – assoli@casadelcontemporaneo.it
Un Due Tre Stella: il dubbioso, l’ottimista e lo scettico
In scena in Sala Assoli, tre tipi di caratteri diversi: A è il dubbioso su tutto (“Siete sicuri sia questa la strada giusta?”), tendenzialmente disfattista e a volte nichilista; B è un ottimista e convinto che il destino è già segnato (“Non c’è alcun dubbio. È scritto nei libri!”) e C è lo scettico ma pragmatico e un poco ansioso (“Sarà… Ma stiamo camminando da tempo e del bimbetto nessuna traccia”). Il viaggio dei tre personaggi è funestato da avvenimenti che rischiano di farli arrivare in ritardo all’appuntamento, rinnovando periodicamente la preoccupazione di trovare il bimbetto già adulto.
Si perdono in una campagna e incontrano il Barone Rampante (una stella della letteratura), che finiscono per uccidere. Su una spiaggia, seguendo una stella marina, si accorgono di avere dimenticato i doni per il bambinello e rimediano con pericolose cianfrusaglie recuperate al momento. Inerpicandosi per una scalinata, arrivano da una stella del teatro, da cui vengono cacciati in malo modo. E, in una notte di luna piena, decidono di rubare la luna tra le stelle incomprensibili e farla diventare un pallone con cui giocare. Attraversano città e montagne, scale/spiagge e spartitraffico, senza essere visti dal mondo, dimostrando di avere con il tempo un rapporto conflittuale, giocandosi il tempo in piccole cose inutili o in curiosità infantili o in capricci di anziano. Insomma, non è il tempo a mancargli, ma sono loro che mancano al tempo.
Il loro viaggio viene accompagnato da una voce narrante, un misto tra un Super che rimprovera e un vecchio che narra una fiaba. Quando i tre arrivano finalmente in un villaggio distrutto e abbandonato, tra le macerie trovano i segni di una festa già finita. Una mangiatoia vuota, un asinello che è rimasto indietro nella fuga, addobbi natalizi abbandonati. In lontananza si vede una croce su una montagna. Sono arrivati tardi perché dio è già morto.
Decidono di stendersi e riposarsi, accoccolati l’uno all’altro. Si addormentano o muoiono. Del resto chi può dire se il vivere non sia morire e il morire non sia vivere. È il Tempo che non lascia tempo.