Mariano Caiano

Mariano Caiano, cantatutore e percussionista, è nato a Napoli il 21 febbraio 1967. Ha trascorso l’infanzia nei Quartieri Spagnoli e qui ha iniziato ad amare e suonare le percussioni. Oggi ha alle spalle una carriera trentennale e più di vent’anni di esperienza ne L’Orchestra italiana di Renzo Arbore.

Intervista a Mariano Caiano

Ciao Mariano, fai musica da più di trent’anni, quando esattamente hai capito che volevi fare il musicista?
“La mia carriera è iniziata già quando da piccolo a tavola suonavo con le posate rovinando, per la gioia di mia madre, piatti e bicchieri. Piano piano piatti e bicchieri furono sostituiti dai primi strumenti. E quando poi capii che la cosa stava diventando seria, cominciai a formare le primissime band, e a comprare con i miei risparmi strumenti sempre più professionali.

Capii definitivamente che il mio futuro sarebbe stato nella musica quando, a metà degli anni ’80, cominciarono a chiamarmi in studio di registrazione per registrare le percussioni nei dischi di altri artisti. La consacrazione avvenne all’inizio degli anni ’90: cominciai a suonare nei tour di Tony Esposito, di Alan Sorrenti, di Gianni Bella e degli Articolo 31. Suonai anche nei dischi della 99 Posse, di Caffè Latino e di tanti altri. Arrivai infine a suonare ne L’Orchestra Italiana del grande Renzo Arbore, e vi rimasi per ventidue anni”.

Qual è per te il ruolo della musica per i ragazzi, ma anche per gli adulti, che vivono in contesti difficili?
Credo sia fondamentale. La musica l’ho sempre definita una medicina, la cura per eccellenza contro ogni disagio sociale. Con la musica crei condivisione, confronto, inclusione… insomma tutto ciò che potrebbe unire le persone anche se queste non dovessero parlare la stessa lingua. Te l’immagini un mondo senza musica? Io onestamente no, sarebbe atroce.

La musica ha sempre avuto un ruolo speciale per i giovani nati e cresciuti in contesti meno fortunati, così come per gli adulti. Sai quando ho avuto la certezza di tutto questo? Quando ho fatto laboratori al carcere minorile di Nisida per quasi sette anni. Da meno di un mese, ho terminato invece un progetto per i detenuti minorenni del carcere di Potenza“.

I Quartieri Spagnoli e i progetti per il futuro

Che rapporto hai con i Quartieri Spagnoli?
“‘E purtarràggio sèmpe dìnt’ ‘o còre! Sono molto legato ai Quartieri Spagnoli, che menziono spesso nelle mie canzoni, visto che sono anche un cantautore. Ho vissuto la mia infanzia in via san Mattia, nella casa dei mie nonni materni. Lì nacque anche mia madre, nel ’44, nel pieno di uno dei tanti bombardamenti degli alleati. Di questo ho cantato anche in una canzone intitolata “Nu pòco ‘e te” che le ho dedicato e che pubblicherò per i suoi ottant’anni. Sono stati i momenti più belli e felici della mia giovinezza. Ricordo ancora i suoni, i profumi, la voce della gente, quella d’ ‘o pòpolo sèmplice, umile. Fiero di avere sangue ed essenza dei Quartieri Spagnoli, quindi!

Mariano, i tuoi progetti per il prossimo futuro?
“Come ti ho accennato prima, sono anche un cantautore. Scrivo unicamente in lingua napoletana e parlo di cose vere, di esperienze vissute in prima persona. Parlo della gente umile, parlo per gli “invisibili”. Una volta, ad esempio, incontrai un venditore di calzini al Vasto e ne rimasi colpito. Arrivai a casa, presi la chitarra e in un’ora avevo scritto la canzone “Veciénzo, tra cazètte e poesìa”. Ho battezzato il mio progetto “Partenoworld”, perché esploro ogni stile musicale che ho ascoltato in giro per il mondo, in tanti anni di esperienza fatta al fianco di Renzo Arbore. Ma il mio è sempre un viaggio che parte da Napoli e finisce a Napoli. L’ultimo mio singolo è un brano autobiografico. L’ho realizzato insieme ad alcuni musicisti del grande Pino Daniele e s’intitola “Accummincià’ d’ ‘ò càpo”.

Progetti futuri? Un nuovo disco che si chiamerà “Tra cièlo e tèrra”. Spero, di poterlo suonare nei piccoli posti in cui la gente davvero ti ascolta e ti apprezza per quello che scrivi e canti. Magari, se potessi partire proprio dai Quartieri Spagnoli, sarebbe davvero una benedizione per me!”

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