Niente Tudor, sarà Mazzarri a prendere il posto dell’esonerato Rudi Garcia. ADL si è sempre detto contrario alle cosiddette minestre riscaldate, lo dimostra il fatto che Cavani non è mai tornato. Eppure con Walterone, tecnico con il quale ha sempre avuto un ottimo rapporto, si può fare un’eccezione. Mazzarri rappresenta forse il più grande caso di autocandidatura per la panchina azzurra. Il tecnico livornese, ai microfoni di Zazzaroni ha dichiarato di aver fatto “un corso di simpatia” e di aver studiato a fondo il Napoli di Spalletti e di essere pronto a fare il 4-3-3. L’intento era chiaro: voleva la possibilità di rilanciarsi in un calcio che in passato lo ha visto grande protagonista ma che lo ha forse dimenticato troppo in fretta.
Il calcio è cambiato, ed il Napoli di oggi non c’entra praticamente nulla con quello che fu. All’epoca era un misto tra falegnami alla Aronica (che farà parte dello staff) e campioni come Cavani e Lavezzi. Oggi il Napoli non gioca più in contropiede: si punta sulla qualità del palleggio di giocatori raffinati come Kvara e Raspadori e sullo strapotere fisico di Osimhen.
Certo che, optando per il livornese, parrebbe che ADL abbia abbandonato definitivamente i sogni di gloria almeno per questa stagione.
Mazzarri e non Tudor: scelta lucida
Pace per Tudor, dunque. Il croato avrebbe sicuramente ben impattato sullo spogliatoio, come gli è solito fare, ma presumibilmente non avrebbe accettato un ruolo da traghettatore. Ed è proprio questa la parola chiave. La scelta di ADL fa supporre che rifiutasse l’ipotesi di un Gattuso Bis. Il calabrese aveva sì portato una insperata Coppa Italia, ma aveva indotto il Presidente a riconfermarlo anche per la stagione successiva, facendo slittare l’ingaggio di Spalletti di un anno.
La scelta di riconsegnare il Napoli a Mazzarri dopo 10 anni è quanto meno fatta a mente lucida. Il piano sembrerebbe quello di affidare la squadra ad un tecnico esperto, che conosce l’ambiente e che possa mettere una pezza fino a fine stagione, per poi ripartire da zero e ricominciare un progetto (con Conte?).
Mazzarri: ascesa di un grande uomo di campo
Chi si intende veramente di calcio sa che Mazzarri è un grande uomo di campo. Da giocatore fu un modesto centrocampista all’Empoli. Da allenatore fu promotore di un calcio fisico basato sulla spinta degli esterni. Amatissimo a Reggio Calabria, dove conquista 3 salvezze (si ricorda il campionato 2006/7 nel quale la Reggina si sarebbe qualificata addirittura per l’Intertoto non fosse stato per gli 11 punti di handicap in partenza dovuti a Calciopoli), ben voluto anche a Genova sponda Samp. Cassano dirà di lui “Gli volevo bene, ma quante scuse… a volte fingevo una pubalgia.“
Nel 2009 subentrò al catastrofico Donadoni riuscendo a qualificare il Napoli all’Europa League, inaugurando la permanenza fissa dei Partenopei nelle competizioni UEFA. Fu abile nello sfruttare le caratteristiche di Hamsik, Lavezzi e Quagliarella prima e Cavani poi. Lanciò in prima squadra anche Lorenzo Insigne, che sarebbe stato il futuro capitano del Napoli. Suo fu il primo Napoli a ben figurare in Champions e quello che per la prima volta dai tempi di Maradona insediò le grandi nella lotta scudetto. Suo anche il primo titolo dell’era De Laurentiis, la Coppa Italia in finale con la Juve.
Mazzarri ritenne poi di essere pronto per il salto di qualità e si accasò in una disastrata Inter. I nerazzurri pagavano i problemi economici del post triplete che forzarono la cessione della società a Thohir. L’indonesiano lo confermò inizialmente salvo poi esonerarlo per richiamare Mancini il 14 novembre del 2014. I tifosi nerazzurri lo ricordano principalmente per i tanti meme che circolavano sui social che lo dipingevano come un “arrampicatore di specchi“: leggendari il commento “C’era vento” dopo un risultato negativo e il suo indicare l’orologio all’arbitro in caso di perdite di tempo.
E il declino… fino al ritorno al Napoli
Da lì la carriera di Mazzarri iniziò il declino. Ebbe un’esperienza in Premier League al Watford dei Pozzo, ottenendo non più della salvezza. Nel gennaio 2018 raccolse il Torino dall’esonerato Mihajlovic piazzandosi al nono posto. Con i granata Walter fa tutto sommato bene, lottando anche per un piazzamento Champions nella stagione 2018/19, ma arrivando alla rescissione del contratto nel gennaio successivo dopo una serie di sconfitte roboanti (0-7 con l’Atalanta, 4-0 a Lecce).
L’ultima esperienza di Mazzarri è stata quella fallimentare di Cagliari, nella quale, subentrato a Semplici, venne esonerato il 2 maggio 2022 dopo aver raccolto 7 sconfitte nelle precedenti 8 partite.
Il nuovo Napoli di Mazzarri
Il Walterone Nazionale è carta conosciuta. Sicuramente è uno capace di incidere immediatamente come gli è più volte capitato in passato, essendo spesso subentrato a campionato incorso. Fondamentale per ADL il fatto che non pretendesse di essere riconfermato la prossima stagione. Solo il tempo dirà se la scelta sia o meno corretta. Il calcio è evoluto prepotentemente dal 2013 ad oggi e sicuramente il Napoli non si presta più al suo storico 3-4-2-1. Senza contare che a Mazzarri tocca anche l’ingrato compito di affrontare in rapida successione Atalanta, Real Madrid, Inter, Juventus e Braga, tra campionato e Champions.
Intanto i tifosi azzurri attendono l’ufficialità per riabbracciare il mai dimenticato tecnico livornese, sperando che sia l’uomo giusto al momento giusto.