È un rapporto viscerale quello che lega i napoletani a San Gennaro. Molte cose sono state scritte e dette nel corso degli anni: dalle credenze sulla liquefazione del sangue, spiegate attraverso metodi scientifici e dai presunti miracoli attribuiti alla figura del Santo. Le incertezze sono tante e ancora in fase di sperimentazione. Quello di cui siamo certi è l’amore che ha il popolo nei confronti del suo Santo Patrono. Immutato nel tempo e parte del patrimonio culturale della città di Napoli. “Faccia gialla” come viene chiamato dai fedeli, per via della sua rappresentazione con un mezzo busto dal volto d’orato, è stato fonte di ispirazione per registi musicisti e scrittori che l’hanno raccontato nelle loro opere più rappresentative.
Nel teatro napoletano
Nel 1977 a regalarci uno sketch teatrale su San Gennaro fu Massimo Troisi con il gruppo la “Smorfia”: trio formatosi insieme a Lello Arena ed Enzo Decaro. In questa scena Troisi e Arena si recano in chiesa a chiedere al Santo dei numeri da giocare al lotto. Nella speranza di riuscire in una vincita attraverso una risposta divina, i due cercano soluzioni per uscire da uno status di povertà. È una denuncia, quella che fece l’attore napoletano, sul tema del lavoro. Una problematica, che purtroppo per la città di Napoli, oggi è ancora irrisolta.
Nel cinema napoletano
Un bel film ci fu proposto nel 1966 dal regista Dino Risi con il titolo Operazione San Gennaro. Il protagonista è Nino Manfredi che interpreta la parte di un abile ladro dal nome Dudù. Egli entra in contatto con una banda di americani, intenti ad organizzare il colpo del secolo: rubare il tesoro di San Gennaro. Dopo i vari tentativi e colpi di scena alla fine del racconto il tesoro resta alla città di Napoli, che lo restituisce dimostrando sacro rispetto e devozione per il Santo.
Nella musica napoletana
Una canzone famosa è stata scritta dal cantautore partenopeo Federico Salvatore nel album “Fare il napoletano stanca” del 2009, dal titolo “Se io fossi San Gennaro”. Un brano denuncia, che racconta la città di Napoli attraverso i suoi vizi e le sue virtù. Nel testo si descrive un San Gennaro stanco ed arrabbiato. Che si scaglia contro i napoletani in un elenco di atteggiamenti che non tollera più. Alla fine l’ultima parte si conclude con un messaggio di speranza e di rinascita, per un riscatto sociale che la città attende da troppo tempo.