La battaglia della Lega Serie A contro ciò che a Napoli è conosciuto come o’ pezzott è giunta ad una svolta. C’è soddisfazione per l’insediamento del tavolo tecnico dedicato alla repressione della diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d’autore attraverso reti di comunicazione elettronica. Lo strumento vede la partecipazione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, dell’Agcom, della Fapav, degli internet service provider, dei motori di ricerca, degli hosting provider e delle associazioni di categoria.
Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, ha spiegato che il piano d’azione punta a concludere in tempi brevi gli step di verifica e i test per utilizzare, fin dal mese di ottobre, la piattaforma Privacy Shield. Essa sarà in grado di bloccare i segnali illegali di trasmissione degli incontri di Serie A interrompendo le visioni pirata entro 30 minuti dalla segnalazione. Il vero obbiettivo della Lega Serie A è quello di sensibilizzare gli utenti pirati sui rischi concreti che ne derivano. Infatti, a seguito della legge recentemente approvata, la visione illegale di contenuti, per mezzo di operatori criminali porterà a sanzioni di natura penale ed economica.
Entra in vigore la legge Anti-Pezzotto
E’ entrata il 7 agosto ufficialmente in vigore la cosiddetta legge “anti-pezzotto” (L. 93/2023), con la quale si vuole puntare, la quale si punterà, ad eliminare definitivamente la visione illegale di contenuti coperti da copyright quali, appunto, la Serie A. Ci si conforma, in sostanza, al nuovo regolamento dell’Agcom. La legge è entrata in vigore principalmente per le pressioni di DAZN e Sky, ma il suo campo di applicazione si estende anche a film, serie TV ed altri contenuti audiovisivi.
Cosa rischiano il diffusore e il fruitore del pezzotto
La legge darà quindi la possibilità all’Agcom intervenire e oscurare in 30 minuti i siti che trasmettono tali contenuti, contemplando sanzioni che colpiscano anche chi ne fruisce. Gli utenti di siti streaming illegali rischieranno infatti 5mila euro di multa, mentre i pirati fino a 3 anni di carcere.
Federico Bagnoli, presidente della Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV), ha dichiarato che negli ultimi anni, lo sport è l’unico ambito ad aver subito un evidente incremento di atti di pirateria, con almeno 41 milioni di atti di pirateria nel 2022.
Combattere la pirateria è giusto, ma…
Sebbene la pirateria sia un fenomeno da contrastare, va anche considerato che l’utente è ormai saturo, per quanto riguarda abbonamenti a prodotti audio-visivi. Parlando strettamente solo di calcio, notiamo che l’utente non è affatto tutelato dai broadcaster. Il tifoso del Napoli, anche ignorando altri campionati e limitandosi a seguire la propria squadra del cuore, si vede costretto a sottoscrivere ben 3 abbonamenti: la Serie A viene trasmessa su DAZN, la Champions League da Sky, ma un incontro a settimana della coppa delle grandi orecchie è esclusiva di Prime video (la Coppa Italia è in chiaro su Mediaset). Questo spezzatino costringerebbe ad un appassionato di spendere fino a 60€ al mese per perseguire la sua passione. A ciò si aggiunge che spesso e volentieri i servizi streaming sono difettosi e meme sui lag di DAZN sono noti a tutti.
Seguire la squadra per cui si fa il tifo non è paragonabile alla sottoscrizione di un abbonamento per una piattaforma di streaming. Un conto è fare una scelta ponderata tra Netflix, Prime Video, Disney+ e quant’altro trovando il giusto compromesso sui prodotti di maggior interesse di cui fruire, tutt’altro è la fede per la propria squadra. Forse i broadcaster dovrebbero mettersi più nei panni dell’appassionato, trovando il giusto compromesso sulla divisione dei diritti TV.