Napoli dice stop all’apertura di nuovi locali per i prossimi 3 anni, il divieto è stato esteso ad alcune zone della città tra cui i Quartieri Spagnoli. Il piano di tutela approvato dal sindaco Gaetano Manfredi, concordato con la Soprintendenza e la Regione Campania, si pone l’obiettivo di salvaguardare le attività storiche partenopee.
Nella zona rossa dove non si potranno aprire nuove attività di “somministrazione di alimenti e bevande, nonché di produzione, preparazione o vendita di prodotti alimentari“. Rientrano in questa categoria: il centro antico, da via Toledo a piazza del Carmine, i Quartieri Spagnoli, Chiaia e Vomero. La delibera è stata presentata ufficialmente oggi e sarà esecutiva tra alcuni giorni, quando tutti gli adempimenti burocratici saranno completati. Bisogna infatti aspettare l’entrata in vigore della deliberazione della Regione Campania.
Divieto di apertura dei nuovi locali: il boom del turismo
Napoli negli ultimi anni, ad eccezione del periodo Covid, è stata assalita dai turisti. Questo fattore ha fatto emergere l’importanza di investire in attività commerciali nel centro cittadino. Pertanto il primo cittadino ha voluto regolamentare la questione vietando le aperture di nuovi locali e vietando anche l’ampliamento di quelli già esistenti. Quest’ultimo però, non si applica ai locali storici adibiti ad attività di artigianato, commercio e somministrazione
Negli ultimi anni, infatti, a seguito anche del boom del turismo, Napoli è diventata sempre più appetibile. Per gli imprenditori e le grandi catene commerciali della ristorazione che vogliono investire in città e si registrano sempre più nuove aperture di ristoranti e fast food, anche solo per l’asporto. Da qui, la delibera del Comune di Napoli. Questa prevede il “blocco per tre anni per somministrazione di alimenti e bevande nell’area Unesco” a “tutela del Centro Storico“. Lo stop include anche il divieto di ampliamento delle attività già esistenti. Ma quest’ultimo divieto non si applica ai “locali storici’’, adibiti ad attività di artigianato, commercio e somministrazione.
Obiettivi ed eccezioni
L’obiettivo prestabilito dal Comune di Napoli è quello di tutelare il suo centro storico in qualità di patrimonio dell’Unesco, soprattutto riferito alle aree pubbliche con grande valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico. Allo stesso tempo però, si punta a tutelare le attività tradizionali e la qualità di vita dei residenti. La zona soggetta a limitazione è un’area che si estende su una superficie di 1,2 km quadrati nella quale operano 1.555 delle 8.020 attività di food and beverage presenti su tutto il territorio comunale. Tra il 2019 e il 2022 il tasso di crescita di queste attività è stato del 10% e ’incremento maggiore ha riguardato la ristorazione con preparazione di cibi da asporto.
Il piano prevede alcune deroghe che consentono l’apertura di attività di somministrazione e vendita nelle stazioni dei mezzi di trasporto pubblico, nelle mense o nei bar aziendali, nelle strutture ricettive alberghiere e all’interno di librerie, teatri, cinema e musei se in forma accessoria rispetto all’attività principale. Prevista anche la possibilità di riattivazione a seguito di cessazione dell’attività o di subingresso, purché entro un arco temporale definito.
La mappa dei quartieri dove vige il vincolo
Il divieto si estenderà a diverse zone del centro storico, soprattutto nelle aree più affollate dai turisti. In primis, il divieto di apertura di nuovi locali vigerà ai Quartieri Spagnoli. Tutta via Toledo, da piazza Trieste e Trento sino a piazza Dante (compreso piazzetta Duca D’Aosta, piazzetta Matilde Serao, piazza Salvo D’Acquisto). Dunque via Toledo; vico D’Afflitto; via Speranzella; vico Conte di Mola; piazzetta Concordia; vico Concordia; via Nuova Santa Maria Ognibene; via Concezione a Montecalvario e via Toledo.
Le altre strade in questione sono le seguenti: Piazza Municipio, via Santa Brigida e via Giuseppe Verdi; via Port’Alba; piazza del Gesù; piazza Carità; piazza del Carmine; Centro antico; Chiaia e Vomero.