La famiglia di una paziente di 90 anni dell’Ospedale Vecchio Pellegrini denuncia la nulla o quasi assistenza da parte del personale sanitario che ha assistito la donna. Giulia (nome di finzione) è stata ricoverata per problemi respiratori dovuti ad attacchi di ansia e panico, lo scorso 5 giugno. La donna è stata ricoverata per due giorni, in un primo momento in Pronto Soccorso, dopodiché è stata trasferita al reparto di Medicina interna.

La 90enne è tutelata dalla Legge 104, per l’accompagnamento di un caregiver, in questo caso la figlia. L’ospedale però ha negato la presenza dell’accompagnatore sostenendo di prendersi cura dell’anziana. La legge però parla chiaro e riconosce al caregiver la possibilità di prestare assistenza in ospedale alla persona con disabilità, purché grave e accertata ai sensi della Legge 104.

Mancata assistenza del Vecchio Pellegrini

A far scattare l’allarme sono stati dei messaggi vocali dell’anziana ricoverata presso il Vecchio Pellegrini. Messaggi audio che sono stati ricevuti dai familiari solo quando la donna è stata dimessa perché all’interno dei reparti non funzionava la linea internet. Messaggi forti e terrificanti quelli della donna che richiedeva assistenza agli infermieri e che puntualmente le veniva negata.

La donna chiedeva assistenza al personale del Pellegrini. Chiedevano loro di aiutarla ad alzarsi e chiedeva aiuto per bere un po’ d’acqua. Riportiamo di seguito il messaggio vocale dell’anziana donna inviato sul gruppo WhatsApp di famiglia e recapitato direttamente alla nostra redazione. “Ma volete aiutarmi? Mi volete uccidere? Chi me lo ha fatto fare di venire in questo ospedale. Non riesco ad alzarmi, aiutatemi, vi prego. Ho bisogno solo di una mano per alzarmi. Perché non volete aiutarmi? Voglio sedermi sulla sedia, mi manca l’aria. Perché non venite? Assassini.

La denuncia

A far scattare la denuncia è la figlia di Giulia che ci ha voluto raccontare tutto nei minimi dettagli: “Sappiamo che in Pronto Soccorso le famiglie non possono avvicinarsi ai pazienti, si creerebbe ancora più casino. Abbiamo atteso notizie tutta la notte e fino al mattino alle 11. Nessuno ci diceva nulla. Fortunatamente hanno fatto entrare mia sorella e mia madre si tranquillizza per qualche istante. Sentivamo le sue urla e non capivamo cosa stesse succedendo, se fosse qualcosa di grave. Solo dopo alcune ore il medico ha detto che avrebbe potuto trattarsi di edema polmonare ma che le condizioni non erano gravi, pertanto, è stata trasferita dal pronto soccorso a medicina interna.

Il problema è che mia mamma non è autosufficiente e di fatto è in possesso della 104, ovvero la legge sull’accompagnamento. Abbiamo chiesto ai medici di poter stare con lei per assisterla nel reparto. Permesso negato. E oltretutto è stata trattata con molta sufficienza e noncuranza. Mia madre ha provato ad inviarci dei messaggi vocali, messaggi che abbiamo potuto ascoltare soltanto il 7 giugno quando è stata dimessa dall’ospedale. I messaggi erano terrificanti. Chiedeva aiuto, voleva alzarsi per bere e nessuno l’aiutava. Mia madre non può stare da sola per una serie di motivi, deve bere in continuazione, ha difficoltà relative alla salivazione.

“Non risultava essere ricoverata lì”

A causa dell’anzianità e del suo stato di salute non è semplice individuare le vene, dunque non è semplice usare l’ago. I medici l’hanno praticamente bucata ovunque e ancora oggi presenta grossi lividi su mani e braccia. Poi hanno tentato in tutti i modi di farle mangiare la pasta ma lei non riesce a mangiarla. Può mangiare solo pastina ed omogeneizzati. Sembravano non curarsene.

Altro errore da parte dell’ospedale è che mia madre non risultava essere ricoverata lì. Quando siamo andati a chiedere informazioni, infatti, non risultava nel database del computer. Questo perché avevano sbagliato il suo nome e sono riusciti a trovarla solo quando le abbiamo fornito i dati di nascita. Alla fine, fortunatamente, grazie ad un infermiere ed un medico, che hanno dichiarato che la paziente potesse proseguire la terapia della pressione a casa, siamo scappati. Voglio denunciare questa carenza di assistenza per mia madre ma non solo. Nella sua stessa situazione ci sono tantissimi altri pazienti. Io capisco che il personale debba fare il proprio dovere, nessuno lo mette in dubbio, ma dal momento in cui non ci lasciate entrare allora dovete prendervene cura voi e non abbandonarla al suo destino.”

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