Se dovessimo pensare a ciò che l’uomo sia riuscito a creare di bello e universale in questo mondo, certamente il nostro pensiero andrebbe alla pizza napoletana. Un alimento semplice e popolare ma al tempo stesso ineguagliabile. Un impasto di pane arricchito da pomodoro, mozzarella e basilico in riferimento ai colori della bandiera italiana. Ne fu deliziato il palato raffinato della regina d’Italia Margherita di Savoia, che nel 1889 soggiornò a Napoli, ed ebbe l’occasione di assaggiarla. Da qui nacque il mito, la “Margherita” che noi tutti conosciamo e che si aggiudica di diritto il primato di patrimonio dell’umanità.

“Napoletano? E famme ‘na pizza!”

La pizza è citata in varie rappresentazioni teatrali. Si ricorda in particolare quella dell’attore e commediografo napoletano Vincenzo Salemme, che nel suo spettacolo: “Napoletano? E famme ‘na pizza!” Ricalca i luoghi comuni della città partenopea. Le aspettative che ogni napoletano è costretto a subire, a dimostrazione di ciò che rappresenta la tradizione per ognuno di noi. Un qualcosa che va difeso a prescindere e al tempo stesso di difficile sopportazione. Essere un napoletano doc e non saper cucinare una pizza? È una domanda a cui l’autore cerca di dare una risposta, come se a testimoniare ciò non bastasse solo la carta d’identità ma ci vuole ben altro.


“L’oro di Napoli”, la pizza di Donna Sofia

Una scena intramontabile della pizza napoletana è tratta dal film “L’oro di Napoli” di Vittorio De Sica del 1954. La protagonista in questione è la stupenda Sofia Loren. Insieme al marito Rosario (Giacomo Furia) gestisce una pizzeria da asporto nel rione Materdei. In questa pellicola viene citata l’usanza tutta partenopea della pizza a credito: la pizza “‘a oggi a otto” come viene definita, cioè una pizza che la mangi adesso ma che è consentito pagarla fra otto giorni. La variante descritta nel film è quella fritta, che anticamente veniva preparata dalle massaie napoletane nei bassi (tipiche case dei quartieri popolari di Napoli), accompagnata con un bel bicchiere di Marsala. Alimento povero e sostanzioso, unicamente accettato all’epoca per fare credito.


‘A pizza di Aurelio Fierro

Anche la musica fa il suo omaggio alla pizza. “Ma tu vulive ‘a pizza”, storica citazione nel brano interpretato dal cantante Aurelio Fierro durante il Festival di Napoli del 1966, in coppia con il milanese Giorgio Gaber. La canzone si classificò al secondo posto e fu un successo clamoroso. Nel brano si fa riferimento ad un giovane amante che, in procinto di corteggiare la sua amata le propone ogni cosa pur attirare la sua attenzione. In realtà, ciò che realmente desidera la ragazza è una sola cosa: “‘A pizza cu ‘a pummarola ‘ncoppa”. Infine una curiosità, nella sua vita Aurelio Fierro aprì realmente una pizzeria nel centro storico di Napoli e dopo la sua morte, gli fu dedicata una strada in prossimità del locale.

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