Vi sarete posti tutti questa domanda: come cambierà il reddito di cittadinanza in virtù di queste elezioni? Bene, per analizzare questo delicato argomento di cui si sta dibattendo molto vi sono da fare diverse considerazioni.
Pareri discordanti:
Innanzitutto è giusto partire dai pareri delle varie figure politiche. Giorgia Meloni, come tutti ben sappiamo, è contraria all’attuazione del reddito di cittadinanza nelle forme attuali. Ha proposto una modifica in virtù del fatto che non la ritiene una misura che agisca solo per i bisognosi. L’opinione del centrodestra infatti è molto chiara: continuare a dare sostegno ai bisognosi cercando di limitare i “furbi”. Altri politici di spicco del centrodestra hanno espresso parere concorde, come l’ex ministro Ignazio La Russa e l’onorevole Antonio Tajani. Il movimento 5 stelle e Giuseppe Conte, di contro hanno dichiarato che vi sarà una dura opposizione per preservare questo diritto; ciò potrebbe però non bastare, in quanto come appreso il centrodestra dovrebbe riuscire ad ottenere un’elevata maggioranza in parlamento.
Il reddito può essere abolito?
La domanda è molto semplice ma può esprimere significati differenti a seconda dell’interpretazione. Se si parla di abolizione totale, la risposta è certamente no, e le motivazioni sono molteplici:
La misura riguarda una legge di Bilancio che sarà coperta fino al 2029, questo significa che l’Inps dovrebbe garantire ancora i soldi a chi percepisce il reddito di cittadinanza fino a quella data. Si può creare una misura attuale che possa modificare la legge in atto inoltre la Corte costituzionale può ritenere illegittima la legge, ma attualmente non ci sono i presupposti perché ciò avvenga. La terza opzione è il referendum abrogativo, tanto ostentato da Matteo Renzi, ma questo non può essere fatto nell’anno precedente la scadenza della legislatura per questo per il 2022 e il 2023 non se ne farà nulla; inoltre anche nell’ipotesi di referendum, esso potrebbe comunque risultare incostituzionale in virtù dell’art.75 della costituzione: Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.
Possibili scenari:
Lo scenario più plausibile, è che si andrà sicuramente incontro a una revisione. Vi sono diversi aspetti che possono essere modificati: i requisiti per ottenerlo (su cui si è espressa già la corte costituzionale), le proposte di lavoro che sarà possibile rifiutare e magari anche i criteri di proporzionalità della retribuzione. Ciò che potresti non sapere, è che recentemente vi sono state già modifiche a riguardo. Infatti, durante il governo Draghi, sono state attuate due importanti rettifiche. La prima riguarda il numero di offerte di lavoro che è possibile rifiutare, ridotto da 3 a 2 (che la destra vorrebbe portare a 1). La seconda, riguarda l’introduzione della validità di proposte di lavoro anche da parte di privati. Da quest’anno infatti un privato può proporre un’offerta di lavoro a un soggetto che percepisce il reddito di cittadinanza e segnalarne eventuale rifiuto.
Un po’ di numeri
Il Reddito di Cittadinanza è percepito da 1,05 milioni di nuclei familiari con un importo medio di 581 euro, mentre la Pensione di Cittadinanza è percepita da 99 mila nuclei con media di 288 euro. In totale ci sono quindi 1,15 milioni di nuclei familiari che percepiscono una delle due misure: questo implica che ci sono 2,6 milioni di persone coinvolte. Da quando Reddito e Pensione di Cittadinanza esistono, cioè da aprile 2019, in media ad averne usufruito sono state 1,18 milioni di persone al mese; il RdC con un importo medio di 565 euro e la PdC con 249 euro. Luglio 2021 è stato il mese con il maggior numero di beneficiari (1,4 milioni). In questi tre anni il Reddito e la Pensione di Cittadinanza sono costati complessivamente 21,9 miliardi di euro.
A percepire una delle due misure sono 1,02 milioni di nuclei familiari di cittadini italiani, 41,8 mila di cittadini europei e 90 mila di cittadini extracomunitari. Gli importi medi sono rispettivamente di 553, 570 e 535 euro.
In 503 mila casi il nucleo percettore è costituito da una sola persona, in 232 mila da due persone, in 185 mila casi da tre , in 144 mila da quattro , in 61 mila da cinque e in 26 mila da sei o più. Gli importi crescono con l’aumentare dei componenti del nucleo passando da 452 euro in media per una persona a 718 euro per i nuclei con sei o più membri. I nuclei familiari che prendono più di 1000 euro al mese sono 79 mila.
Distribuzione territoriale
A livello regionale ci sono ampissime differenze. In Campania il Reddito o la Pensione di Cittadinanza riguarda il 12% della popolazione, in Sicilia l’11,4% e in Calabria il 9,8%. Agli estremi opposti ci sono Trentino Alto Adige con lo 0,6%, Veneto con l’1% e Valle d’Aosta con l’1,1%.
A livello di importi, si va dai 430 euro in media del Trentino Alto Adige ai 612 euro della Campania. Più in generale la media del Nord è di 486 euro, quella del Centro di 513 euro e quella del Mezzogiorno di 581 euro.
Scendendo a livello provinciale, si vede che Reddito o Pensione di Cittadinanza a Palermo e a Napoli coinvolgono il 15% della popolazione, a Crotone il 14%, a Catania e Caserta il 13% e a Siracusa e Trapani il 10%.
Sotto l’1% di popolazione coinvolta ci sono Como, Sondrio, Lecco, Pordenone, Treviso, Vicenza, Belluno e Bolzano. In quest’ultima provincia RdC e PdC riguardano solo lo 0,1% della popolazione.
Tra le province dove ci sono le maggiori città non ancora considerate vediamo che c’è Roma con il 3,9 per cento della popolazione coinvolta, Torino con il 3%, Milano con il 2,1% e Bologna con l’1,4%.
Questi i dati di Youtrend.