Gli Azzurri celebrano il goal di Raspadori all'Ungheria

Se l’Italia non si qualifica a due Mondiali di fila, viene spontaneo a tutti dire un secco “Siamo scarsi“. Ma l’Italia che vince un girone proibitivo di Nations League con squadre del calibro di Inghilterra, Germania ed un’irresistibile Ungheria non può e non deve essere considerata “scarsa“. Il rammarico è maggiore, pensando che la nostra Nazionale è stata addirittura capace di certificare la retrocessione in Serie B della blasonata Inghilterra. Per anni si è detto che il calcio inglese sia un modello da seguire. Ebbene, una squadra traboccante di giovani talenti come Grealish, Walker, Phoden, Sterling ed un centravanti vero, Harry Kane, soccombe nuovamente dinnanzi agli Azzurri, fucilati da Raspadori. Una squadra ed una generazione “scarsa” non doma i giocatori più forti d’Europa. L’Italia avrebbe dovuto certamente accedere ai Mondiali, fiera del suo titolo di Campione d’Europa, ed avrebbe sicuramente detto la sua. Una squadra, un popolo ed una nazione così non meritano, a novembre, di stare a guardare gli altri dal divano di casa.

Cos’è mancato all’Italia?

Sicuramente ci sono tante responsabilità nella Lega Serie A. Il campionato è senza dubbio inferiore, sia qualitativamente che economicamente rispetto alla Premier League. Si pensa troppo al risparmio di risorse ed al guadagno immediato senza soffermarsi sulla crescita. Il decreto crescita ha inibito a molti giovani italiani di emergere: gli stranieri costano decisamente di meno, soprattutto nelle primavere. Ci troviamo in una situazione strana, nella quale pochi italiani possono affermarsi nelle squadre di vertice, e il C.T. Mancini arriva a dover convocare buoni prospetti che però hanno scarso minutaggio nei club, si pensi a Zerbin, Cancellieri e lo stesso Raspadori. Bisogna farsi delle domande se l’allenatore ex Sampdoria e Lazio convoca Esposito dalla Serie B e Gnonto che non ha mai esordito in Serie A né tantomeno in Premier col Leeds. La Nazionale di oggi è un mix di giovani speranze (in alcuni casi deboli) e vecchi stalloni che probabilmente hanno già detto ciò che avevano da dire, come Grifo, Acerbi o Gabbiadini. Riforme serie in questo senso vanno fatte, e devono partire dai piani alti.

Anche il tecnico ha le sue (anche gravi) responsabilità. Mancini non ha avuto coraggio. Spesso quando si arriva ad over-performare, raggiungendo un risultato inimmaginabile (leggasi la vittoria degli Europei) gli interpreti possono uscirne appagati. La voglia di riscatto è stata il vero punto di forza della bellissima Italia che ha fatto piangere Belgio, Spagna e Inghilterra. C’era sicuramente poco tempo, ma il ricambio doveva avvenire fin da subito. Emblematici sono i risultati precedenti e successivi ad Euro2020, nelle qualificazioni a Qatar2022. Tre vittorie prima degli Europei ed i rovinosi pareggi successivi con Bulgaria, Svizzera e Irlanda del Nord. Sarebbe troppo facile puntare il dito contro Jorginho ed i suoi errori dal dischetto nel doppio confronto con gli elvetici. La verità è che non subire goal dalla Bulgaria in casa, già battuta in terra straniera, sarebbe bastato a portarci ai Mondiali. Più probabilmente alcuni giocatori sentivano di aver dato già abbastanza alla Nazionale e bisognava puntare magari sugli esclusi.

Italia-Macedonia del Nord, una sconfitta senza alibi

La vergognosa disfatta in un Barbera gremito con la Macedonia del Nord, una squadra il cui organico al completo è di valore inferiore al solo Barella, non merita alcun alibi. La sconfitta con i balcanici è anche più grave di quella con la Svezia, perché allora non potevamo fregiarci del titolo di Campioni d’Europa, ed affrontavamo una squadra importante per storia ed interpreti. Siamo arrivati a quella partita con l’ansia di chi aveva tutto da perdere, magari già con la testa al Portogallo. Ci fu la ricerca disperata di un attaccante che potesse sostituire un Ciro Immobile dominante con la Lazio ma a secco in Nazionale. Il povero Joao Pedro naturalizzato in extemis ricorderà per sempre quei pochi e, forse, unici minuti in maglia azzurra.

L’Italia del futuro

Innanzitutto la qualificazione alle Final Four è una manna dal cielo. Vincere la Nations League a giugno, in Olanda, sarebbe importante, sia per riacquisire quel morale perduto, sia per garantirsi l’accesso ad un girone di qualificazione ad Euro2024 più agevole. Si riparte da Lorenzo Pellegrini, Alessandro Bastoni, Sandro Tonali, Giacomo Raspadori, Gianluca Scamacca, Niccolò Zaniolo, Federico Dimarco e Federico Chiesa, nella speranza che rientri al più presto dal rovinoso infortunio. Fondamentali saranno ancora Gigio Donnarumma, Marco Verratti, Niccolò Barella, Giovanni Di Lorenzo, Jorginho, il capitano Leonardo Bonucci e guai ad Immobile a tirarsi indietro. Chissà se si possa ancora contare sul talento cristallino di Lorenzo Insigne che incanta a Toronto. E si ripartirà probabilmente da un nuovo modulo, il 3-5-2, maggiormente adottato dalle squadre di Serie A.

Il Napoli e la Juventus saranno fondamentali per l’ennesima rinascita azzurra. Mai come prima d’ora i partenopei potevano vantare così tanti elementi nell’organico convocabili da Mancini, oltre ai già citati Jack e Di Lorenzo si pensi a Politano, Meret, Zerbin, e perché no a Gaetano, Zanoli e al giovane prospetto Ambrosino. Allo stesso modo la Juve può vantare, oltre a Chiesa e Locatelli, giovani come Miretti, Fagioli, Gatti e lo stesso Perin, ma anche Luca Pellegrini e Cambiaso, entrambi in prestito. Il talento latita ma c’è, e bisogna avere il coraggio di puntarci e magari aspettare. In generale la Lega e tutti i Club dovranno rimboccarsi le maniche per la Nazionale, e ben venga la convocazione di Mazzocchi, primo giocatore della storia della Salernitana ad esordire in azzurro. C’è da dimostrare che la Serie A è ancora un campionato importante. C’è da dimostrare una volta ancora l’orgoglio italiano. L’Italia merita di stare tra le grandi del mondo e noi tifosi vogliamo tornare ad intonare l’Inno di Mameli nei palcoscenici che ci spettano. Come a Madrid nell’82, a Berlino nel 2006 e a Londra nel 2021: ora e per sempre, forza Azzurri!

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