A 30 anni dall’inchiesta Mani Pulite troppe ancora sono le domande di cui non abbiamo risposte. Tutto cominciò il 17 febbraio 1992 quando il presidente del Pio Albergo Trivulzio (una casa di cura milanese) Mario Chiesa fu colto in flagranza di reato incassando una una tangente di 7 milioni di lire per un appalto di 140 milioni, dall’imprenditore monzese Luca Magni proprietario di una piccola azienda di pulizie.
Il Magni, stanco di pagare, si rivolse ai Carabinieri e al giudice Antonio Di Pietro, denunciando l’accaduto. Il fatto ebbe un interesse mediatico devastante, raccontato su tutti i principali quotidiani del paese. Il motivo che fece scalpore fu che il presidente era un importante esponente milanese del Partito Socialista Italiano. All’epoca dei fatti, il PSI era in corsa per la campagna elettorale nazionale. Il suo leader Bettino Craxi, in un’intervista rilasciata a Daniela Vergara, si dichiarò vittima della vicenda accusando l’imprenditore di essere un “mariuolo”.
Le indagini proseguirono, il giudice Di Pietro scoprì due conti in Svizzera dal nome “Levissima” e “Fiuggi” che convinsero successivamente Chiesa a parlare: “L’acqua è finita” dichiarò il PM. Da li si scaturì una reazione a catena che causò l’inizio di Tangentopoli, scoprendo un giro di corruzione che coinvolse tutti i partiti politici.
La maxi tangente Enimont
Il caso più eclatante fu il reato commesso dall’imprenditore Raul Gardini. Egli era a capo del gruppo Montedison, azienda leader nel settore della chimica. Sognava la fusione con Eni, società petrolifera con partecipazione statale. Insieme avrebbero creato un unico grande polo chimico italiano capace di competere con altre realtà nel mondo, la Enimont. La trattativa fu molto difficile da portare avanti e visto le numerose complicazioni, Gardini dovette cedere al potere politico pagando tangenti per un totale di 150 miliardi di lire.
La madre di tutte le tangenti fu definita che alla fine fu scoperta dal pool di Mani Pulite con un processo trasmesso in diretta tv. Le conseguenze furono drammatiche: l’ex presidente di Eni Gabriele Cagliari si uccise in carcere il 20 luglio 1993 mentre l’imprenditore Raul Gardini, sentendosi abbandonato e preoccupato per sua difesa, in un procedimento giudiziario che si apprestava ad essere molto duro con conseguenze irrimediabili per l’immagine pubblica, decise di togliersi la vita con un colpo di pistola alla tempia.
Craxi e Berlusconi le due facce della stessa medaglia
Le indagini proseguirono ininterrottamente. Man mano che i magistrati continuavano con il loro lavoro si acquisirono sempre più informazioni. Il cerchio si strinse, molte teste caddero con conseguenze gravissime. La Prima Repubblica si apprestava a vivere la sua ultima stagione con un evidente calo nei consensi dei suoi partiti più rappresentativi come la DC e il PSI.
Celebre fu un discorso di Bettino Craxi alla camera, dove il leader socialista ammise il sistema delle tangenti e il finanziamento illecito ai partiti, accusando d’ipocrisia tutti coloro che si astenevano da tale diffamazione. La fine era vicina, l’ultima immagine all’uscita dell’hotel Raphael di Roma, tra la contestazione e lanci d’oggetti di una folla inferocita, fu l’epilogo della sua carriera politica. Con la caduta dell’immunità parlamentare si decise di ritirargli il passaporto per evitare un’eventuale fuga. Ma era già troppo tardi, nel 1994 si rifugiò in Tunisia, precisamente ad Hammamet. Il 21 luglio 1995 Craxi era ufficialmente un latitante.
Il berlusconismo
Sorte diversa ci fu per l’amico di sempre Silvio Berlusconi, a capo del gruppo Fininvest. L’inchiesta dei magistrati si concentrò sulla provenienza del denaro che fecero la fortuna del Cavaliere. In quegli anni, l’imprenditore milanese fondò una società di costruzione la Edilnord, che vinse l’appalto per la realizzazione di Milano 2. Le case costruite stentavano a vendersi, per questo si chiese ed ottenne la cancellazione di alcune rotte aeree dell’aeroporto di Linate, causa dell’inquinamento acustico. I suoi interessi furono molteplici: dall’editoria al calcio fino all’intuizione di acquistare una televisione privata TeleMilano che in seguito divenne Canale 5.
Nel 1994 per contrastare l’inchieste della magistratura annunciò la sua discesa in campo. Iniziò così l’era politica del berlusconismo, che grazie alle sue leggi discutibili approvate nel corso degl’anni, sancì la fine della stagione di Mani Pulite, avvolta ancora da misteri irrisolti.