Il week end scorso, la compagnia teatrale Arrassusi è tornata in scena con un doppio appuntamento, sabato 23 e domenica 24, per la prima volta in era post covid con lo spettacolo “Il miracolo di Zia Clorinda“. L’opera in due atti è stata particolarmente apprezzata dal pubblico del teatro De Rosa di Frattamaggiore grazie alla sua comicità ed alcuni spunti di riflessione molto interessanti.
La storia raccontata è ambientata a Rocchetta e Croce, piccolo comune di Caserta, dove è avvenuto un furto di 150 mila euro. I vari personaggi in scena, tutti sospettati, chi più e chi meno, hanno dato vita ad uno show molto divertente girando attorno a questa semplice, quanto efficace, trama.
Il parroco, figura chiave interpretata da Vincenzo Guarino
Di rilievo è la figura di Don Vincenzo, parroco del paese che cerca di stemperare gli animi dei suoi concittadini fungendo da paciere. Il prete, interpretato dall’attore Vincenzo Guarino, è una figura chiave della commedia e ha convinto tutto il pubblico grazie alla sua naturalezza ed alla sua passione che proprio non riesce a trattenere, per fortuna.
Vincenzo Guarino si è avvicinato a questo mondo da più di un decennio e non ha alcuna intenzione di smettere. Il teatro è la sua vita, la sua più grande passione e l’ha trasmessa tutta nell’interessante intervista che gentilmente ha rilasciato ai nostri microfoni.
L’intervista
Ciao Vincenzo, sabato e domenica sei andato in scena nelle vesti di Don Vincenzo ne “Il miracolo di Zia Clorinda”, com’è stato il ritorno sul palco?
“È stata come la prima volta, un’emozione unica. Ricordo che ad apertura di sipario mi tremavano le mani e con difficoltà ho fatto un gesto così semplice come abbottonare una camicia. Un’emozione “nuova” diversa dalle sensazioni di angoscia, tristezza e pessimismo alle quali ci eravamo abituati a vivere durante questi anni di pandemia. Diciamo che in un certo senso avevamo dimenticato che esistono anche altre emozioni. Quelle di sabato e domenica sono state qualcosa di indescrivibile.“
Lo spettacolo ha avuto uno strepitoso successo tra il pubblico, frutto di gag esilaranti e spunti di riflessione, quale pensi sia stata la chiave del vostro successo?
“Sicuramente l’unione. Dietro uno spettacolo ci sta tantissimo lavoro. Tanto impegno, sacrifici, ma soprattutto tanti momenti di divertimento, spensieratezza. Quando termina uno spettacolo spesso ci dicono: ”siete stati tutti bravi” oppure “si vede che vi volete bene”. Credo sia questo il nostro successo. Prima di essere attori siamo amici, complici, amanti. Domenica con Gennaro de Rosa (Nicola e Serafino sul palco) ricordo che eravamo in scena quando scopre dal giornale che la sindaca aveva chiamato il fratello, praticamente ci siamo guardati negli occhi e senza parlare ho capito che lui volesse che gli dessi la battuta in un certo modo e in un momento specifico. Non lo so a quante persone può succedere di capire qualcosa soltanto guardandosi. Credo sia stato un momento di “amore” molto intenso. Mi scuserà Ines.“
Don Vincenzo sul palco, Vincenzo Guarino nella vita
Vincenzo nella vita reale e Don Vincenzo sul palco, ci sono similitudini tra le due personalità?
“Quando Francesca mi regala un personaggio solitamente lo veste su di noi. Di Vincenzo in Don Vincenzo credo ci fosse realmente tanto. Quando leggo un copione penso sempre: “Cosa farei se fossi in questa situazione?” Non sempre è facile, però, cerco di essere io. Per quelle due serate sono stato un prete. Un prete che cerca di essere paciere in un paese senza più equilibri, che cerca di mantenere un segreto insopportabile pur di dare serenità al prossimo, che nonostante i suoi turbamenti cerca di vedere il sole per asciugare una sedia. Un prete che si riconosce uomo e che se i suoi principi venissero a mancare rinuncerebbe alla “divisa” pur di non oltraggiare quell’ideale, che sarebbe disposto a essere felice se si trova solo in un contesto felice e che lascerebbe andare se cogliesse infelicità nell’altro. Direi che di Vincenzo in don Vincenzo ci sta davvero tantissimo e questo Francesca lo sa. Il complimento più bello che ho ricevuto è stato “eri molto naturale, eri proprio tu”. Forse solo nella parte nervosa non ero proprio io. Difficilmente mi arrabbio.“
“Ho iniziato a fare teatro grazie a Massimo Troisi”
Da quanti anni fai parte della compagnia “Arrassusi” e come è nata la tua passione per il teatro?
“Ho conosciuto Francesca Forte più di 11 anni fa ad un corso di teatro. Dopo quel corso siamo stati sempre insieme. Direi che siamo innamorati da 11 anni ,anche se lei non mi vuole (lo so che lo leggerai). Sto con Arrassusi ormai da 11 anni e siamo solo all’inizio. Ho iniziato a fare teatro in una realtà di chiesa, ho iniziato grazie a Massimo Troisi. Certo detta così è strano ma quando ero piccolo amavo e amo tantissimo la Smorfia. Mi appassionai a quella comicità e con i suoi film capii che anche una persona timida e introversa poteva fare teatro. Generalmente quando dico che faccio teatro mi dicono: “Davvero? Non ti ci vedo sai?!” Non so se ci sono riuscito ma credo che la forza di riuscirci l’ho trovata attraverso quel ragazzo timido che ricomincia da 3, che inciampa in maniera goffa mentre cammina con una ragazza, che la poesia è di chi la scrive non di chi gli serve, che tutto sommato la contentezza è per sempre la felicità si sa com’è no?!“
Possiamo aspettarci nuovi spettacoli in futuro?
“Certo che si! Assolutamente si! Dobbiamo tornare quanto prima a teatro e vogliamo che la gente torni a teatro. Vogliamo sentire ancora ridere, stupirsi, piangere e amare insieme a noi. Perché il teatro è coccos che assomiglia all’ammore e noi siamo follemente innamorati.”