La danza è considerata un’arte visiva, rispecchia simbolicamente la perfezione fisica e si radica nell’immaginario collettivo come una disciplina d’élite. Ma che cosa è? Anzitutto un’arte la cui peculiarità comunicativa si estrinseca tramite uno scambio di energia che avviene tra il danzatore e lo spettatore. Basandomi su questa teoria la domanda che mi sono posta riguarda l’esistenza della possibilità per un non vedente di esperire una realtà comunemente riconosciuta.
A tale proposito ho ideato uno spettacolo sperimentale di danza contemporanea “L’essenziale è invisibile agli occhi” in cui sei danzatori vedenti hanno danzato completamente al buio e gli spettatori vedenti e non vedenti, erano al centro dell’azione scenica. Il buio, indistintamente, risultava la condizione primaria dell’esperimento e la danza veniva percepita in modo soggettivo da ciascuno spettatore e da ogni danzatore.
La danza, un’arte senza limiti
A fine performance il Dott. Mario Mirabile mi disse: “Vale la proprietà commutativa, se hai reso possibile ad un vedente di danzare al buio, vuol dire che un non vedente può farlo con la luce”. Danzare al buio significa alterare i sensi e sentire il proprio corpo in modo profondo e consapevole.
Lo spazio diventa assoluto e il corpo non resta imprigionato davanti ad uno specchio. Questo è un limite, un binario senza curve. Per danzare però sono necessari il corpo e lo spazio.
Il limite è soltanto un alibi
Grazie allo spettacolo sperimentale ho conosciuto Sofia De Fenza, una bambina cieca dalla nascita, che mi ha espresso il desiderio di insegnarle a danzare. Nonostante fossi consapevole dell’inesistenza di un metodo per insegnare danza a persone con disabilità visiva. Ho deciso comunque di cominciare le lezioni strutturando un programma su di lei e ricercando di volta in volta un metodo insieme a lei.
Sofia adora il pavimento di legno adatto per la danza, percorrere la sala e sperimentare movimenti naturali in modo artistico. Lei impara da me quanto io imparo da lei e insieme abbiamo capito che le barriere esistono affinché siano superate e che il limite è soltanto un alibi per chi non ha la forza di lottare.